Quando Erasmo Recami venne a propormi il suo magistrale saggio su Ettore Majorana – Il caso Majorana: lettere, testimonianze e documenti – rimasi stupito. Malgrado la nostra lunga amicizia, fondata sulla reciproca stima, non capivo perché volesse rinunciare al grande marchio editoriale, che già lo aveva pubblicato, per passare a una casa editrice, la mia, molto meno nota. Disse che voleva qualcuno in grado di amare quel libro quanto lui.
Spero di esserci riuscito. Per più di dieci anni abbiamo camminato fianco a fianco: lui nell’instancabile divulgazione della “vera” storia di Ettore Majorana – contro tutti i facili sciacallaggi mediatici – io come altrettanto infaticabile difensore del copyright contro le indebite appropriazioni editoriali.
La storia di Ettore Majorana indubbiamente fa gola a molti, con il suo alone di mistero e incompiutezza. Ancora oggi, a distanza di ben oltre ottant’anni dalla sua scomparsa, emergono di tanto in tanto nuove tracce o piste, quasi tutte improbabili, infondate e inutilmente scabrose.
Erasmo, guardiano e custode della memoria di Majorana
Quel che c’era da dire in onestà su Majorana lo ha detto e scritto Erasmo Recami.
Guardiano e custode della memoria del grande scienziato catanese, Erasmo è stato il primo a riscoprirne non soltanto la storia personale, ma innanzitutto l’immenso bagaglio scientifico che lasciava. Con Majorana Legacy in Contemporary Phisics, libro curato da Ignazio Licata, numerosi studiosi di fisica teorica si sono ritrovati a discutere delle prospettive ancora attualissime dei nove scritti che il ragazzo di via Panisperna aveva tracciato tra il 1928 e il 1933, con un’eleganza matematica e una chiarezza espositiva che raramente s’incontrano insieme.
La rapidità e lucidità di pensiero di Ettore Majorana erano tali da affascinare chiunque avesse la fortuna di lavorarci insieme. Lo stesso Heisenberg, che lo ospitò in Germania nel 1933, se ne dichiarava sorpreso.
Ecco che mi ritrovo a parlare di Ettore Majorana, invece che di Erasmo Recami. Ma come farne a meno? I due erano diventati, nei quasi quarant’anni di frequentazione da quando Erasmo pubblicò il suo libro (più di cinquanta, se si contano gli anni dedicati alla raccolta delle fonti e alla stesura), un’anima sola.
Tanto che Maria Recami, sorella dello scomparso, aveva individuato in Erasmo il codententore dei diritti esclusivi delle fonti e della storia, fidando ciecamente nella sua onestà intellettuale e nel suo autentico affetto.
Eppure Erasmo aveva dato un personale e sostanziale contributo anche alla ricerca scientifica con la teoria dei tachioni, particelle di velocità superiore a quella della luce; teoria che ha trovato le prime conferme sperimentali a partire dagli anni Novanta: vent’anni dopo le intuizioni di Recami.
Malgrado l’enorme levatura intellettuale, non ho mai sentito Erasmo vantarsi di qualcosa, ma aveva sempre una parola di insegnamento per chi gli era accanto. Era un piacere farsi spiegare da lui le ultime evoluzioni della meccanica quantistica o della relatività speciale. Ti portava in un mondo altro, con semplicità, senza sensazionalismo o effetti speciali, come chi racconta una fiaba antica.